Dettaglio

26/08/2013

Michl Innerkofler sul Sassolungo

di Giovanni Di Vecchia ~ Val Gardena Magazine

Furono i pastori, ed in particolare i cacciatori, a salire per primi alcune cime delle
proprie valli anche se, in molti casi, non vi è alcuna traccia delle loro imprese nel contesto di veridicità storica documentata: a volte esse furono tramandate oralmente
con elementi di fantasia ed enfatizzazione.

Ciò accadde verosimilmente per la maggior parte dei monti dell’arco alpino e, quindi, anche per alcune cime dolomitiche, la cui notorietà si ebbe in specie nella seconda metà dell’Ottocento, grazie ai numerosi visitatori inglesi che ne descrissero la loro bellezza in molti resoconti di viaggio ed in pubblicazioni richiamando l’attenzione di molti alpinisti (vedi precedente numero del
“Val GardenaMagazine”).

La Valgardena non fu esente da tale “pellegrinaggio” di curiosi interessati a livello scientifico, esplorativo ed artistico e di molti che vollero ascendere le cime poste
a coronamento della stessa valle. Furono comunque gli austriaci ed i tedeschi a compiere le prime imprese; un nome su tutti quello di Paul Grohmann che annoverò, tra le varie ascensioni da lui compiute, anche quella sul Sassolungo: era il 13 agosto 1869 e, in onore dell’alpinista, la cima da lui scalata prese il suo nome, “Punta Grohmann”. Dopo tale impresa questa “torre” venne assediata invano dall’élite degli alpinisti, ma furono vani i vari tentativi compiuti; ancora nel 1874, infatti, alpinisti esperti manifestarono la convinzione che fosse impossibile scalare le pareti verticali da qualsiasi versante. La guida fassana Giorgio Bernard affronterà l’ascensione ben quindici volte ma senza successo. Di tali tentativi giunse notizia a Michl Innerkofler, uno dei pionieri dell’arrampicata sulle Dolomiti. Egli entrò nel 1872 a servizio come garzone, assieme al fratello Hans, nella locanda di Georg Ploner a Carbonin in valle Pusteria, seppure fosse, prima di tutto, un abile cacciatore di camosci: lui stesso raccontava di lunghe battute in
compagnia di Santo Siorpaes che, di certo, gli fu modello di abilità alpinistica. Ben
presto Ploner comprese che Michl poteva diventare una buona guida e ne favorì l’inizio della carriera. Realizzò infatti oltre trenta ascensioni, un bel numero per quei tempi, alcune delle quali su commissione del Barone ungherese Roland Von Eotvos, che lo mandava in avanscoperta per farsi poi accompagnare in successive salite.
Così accadde anche in occasione della salita al Sassolungo: era l’agosto del 1880. Il suo biografo Theodor Wunt, grande alpinista germanico dell’epoca, compì con Michl molte importanti ascese nelle Dolomiti, rammentando l’eccezionalità della sua
energia, che si poteva notare nei passaggi più pericolosi; era inflessibile e risoluto,
doti queste che gli permisero di portare a termine con successo anche tale impresa. In tale occasione egli si trasferì ai piedi del Sassolungo assieme a Von Eotvos ed ad Alessandro Lacedelli che, nell’occasione, si sarebbe dovuto impegnare come seconda guida: questi due ultimi, tuttavia, alla vigilia dell’ascesa accusarono alcuni malesseri, lasciando che Michl compisse da solo l’impresa. L’alpinista quindi, non conoscendo la zona, raccolse le necessarie informazioni da parte di alcune guide locali; notizie che gli apparvero abbastanza vaghe e che, ben presto, risultarono erronee. L’alpinista, infatti, si ritroverà su di una punta ad ovest della “Grohmann”.
Rientrato quindi a valle, si riorganizza e, di nuovo, il successivo giorno è in forcella e supera il canalone ghiacciato. Risalita l’articolata parete ovest, è sull’ampia terrazza della vetta. La cima salita per errore dalla guida pusterese verrà affrontata il 17 luglio 1888 da Ludwing Darmstädter con la guida Johann Niederwieser: seppure in tale occasione si proporrà di chiamarla “Punta de Pian de Sass”, prevarrà il toponimo “Torre Innerkofler”. Ancora il suo biografo rammenterà come nessuna guida sino ad allora fu altrettanto apprezzata anche come persona “per la sua bontà, la sua cordialità e la sua spontaneità…”. Certo è che Michl “…fece fare un gradino molto significativo all’evoluzione dell’alpinismo dolomitico…”, così come hanno avuto modo di precisare alcuni tra i maggiori studiosi di storia dell’alpinismo.

 Articolo del "Val Gardena Magazine" Gennaio 2013 Nr. 15 - Year 14

 

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