Dettaglio

15/04/2016

Gruppo del Sella: nuova via di misto

Il freddo è solo un’illusione - di Aaron Moroder Scuola d'alpinismo Catores

"Occhio Aaron", mi dice Alex dall’alto. Tengo le corde più strette e fisso i suoi movimenti. Uno strapiombo lo separa da una bella fessura, dove potrebbe attrezzare una sosta - ecco una nuova avventura raccontattaci da Aaron Moroder giovane arrampicatore della Val Gardena!

Il vento gelido non ci ha soltanto rubato il calore del corpo, ma ha anche coperto tutte le prese con una neve polverosa che rende gli appigli scivolosi appena ci si aggrappa.

Un'altra volta Alex prova a superare quest’ostacolo: appoggia in modo preciso il rampone su una tacchetta alta, si tira su e velocemente raggiunge le prese più in alto che gli permettono di superare lo strapiombo.

Nuovamente sono impressionato dalle sue capacità. La precisione e la sua tecnica di scalata sono ottime e danno l’impressione di grande sicurezza anche su passaggi delicati.



In un certo modo speravo che non riuscisse a raggiungere la sosta, le temperature basse e il vento forte mi hanno raffreddato. Stavo giocando con la possibilità di calarci alla base della parete e ritornare alla macchina invece di dover affrontare il muro di roccia sopra di noi tramite il quale speravamo di raggiungere una candela di ghiaccio sospesa nel vuoto.

Ma non vi era alcun motivo reale per non continuare e appena ho iniziato a scalare la motivazione è ritornata nella mia mente, come il calore nei miei arti. Raggiunta la sosta mi sono organizzato l’attrezzatura sull’imbrago e ho iniziato a risalire una fessura strapiombante.

Anche se l’arrampicata su roccia, con scarpette e temperature più alte è molto più elegante, in quel momento l’arrampicata su terreno misto mi sembrava molto più eccitante.

Noi preferiamo scalare sempre con la tecnica che è più facile sul singolo movimento. Questo risulta in un miscuglio, dove scagliamo gran parte a mani nude e con i ramponi, ma ogni tanto usiamo anche una piccozza con una mano, dipende da passaggio a passaggio.



Anche in questo tiro la neve copriva tante prese e erano da usare con attenzione. Dopo la fessura ho traversato verso destra e trovato una clessidra solida che fungeva come sosta perfetta per affrontare il prossimo tiro che ci avrebbe portato sul ghiaccio.

Il passaggio sulla candela era estenuante e delicato ma ci ha portato alla sommità della nostra via.

Ci siamo strinti la mano e guardati attorno. Non ci è restato altro che scendere, abbiamo raggiunto la nostra meta. Con due doppie siamo ritornati ai nostri zaini e i nostri occhi hanno ripercorso la linea scalata.

Tutti i miei dubbi e le incertezze che avevo si sono trasformati in ricordi: passaggi delicati, prese decisive o protezioni utili. Sotto il sole serale ci siamo incamminati verso il parcheggio. Il sollievo e la gioia di aver trascorso questa giornata ci fa già pensare a una prossima meta perché per noi raggiungere una cima non è solo soddisfacente ma anche un incentivo per nuove sfide.

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