Dettaglio

19/12/2012

"Cold Fusion" - Sassolungo

von Manfred Stuffer

Sono già passati alcuni mesi dall’ascensione di Wolfgang Hell (Alto Adige) e Pavol Rajcan (Rep. Slovacca), ma al momento il tema si adatta alla stagione. La loro scalata “Cold Fusion” sulla parete est del Sassolungo lo scorso marzo è stata una prima ascensione. Con l’aiuto del materiale adatto, seguendo una linea invernale e bivaccando in parete hanno raggiunto la vetta (7-M8 WI 5+, 950m).
Congratulazioni per la prima ascensione!

Di seguito un breve racconto.

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Avventura sulla parete est del Sassolungo: il 1. e 2 marzo Wolfgang Hell e Pavol Rajcan hanno effettuato una prima ascensione invernale sul Sassolungo.

“Ogni volta che tornavamo nelle Dolomiti e passavamo in Val Gardena il Sassolungo ci attirava. In estate tante vie portano alla vetta, tante prime ascensioni in vari stili, ma in inverno il Sassolungo è diverso. Tanti depositi di ghiaccio, cascate ghiacciate e banchi di neve cambiano la dimensione del maestoso Sassolungo.

Già in autunno abbiamo studiato la parete, ma purtroppo per colpa di un inverno con poche precipitazioni, abbiamo dovuto spostare la nostra ascensione a febbraio. Alla fine di febbraio abbiamo provato a scalare la parete est, ma purtroppo dopo 5 ore di scalata impegnativa, con qualche intoppo, abbiamo fatto soltanto un terzo del tragitto che ci eravamo proposti. Per questo motivo abbiamo deciso di calarci.

Il primo giorno di marzo, ancora al buio, siamo partiti dal Passo Sella verso il Sassolungo con le pelli. Il primo tratto di scalata, su roccia pulita, non era facile da affrontare. La via era in parte bagnata e in parte levigata. Era molto difficile mettere dei chiodi di sicurezza. Inoltre in alcuni tratti a 90° non c’era il ghiaccio per potersi attaccare con il piccone ma solo neve polverosa che era in grado di tenere solo il 30% del nostro peso corporeo. La scalata è stata molto impegnativa per entrambi, per chi scalava come primo e per chi lo seguiva con uno zaino di 15 kg.

Ma per fortuna abbiamo raggiunto il banco, dopo il Camino, dove abbiamo bevuto un tè e cotto riso con tonno per prepararci per la notte.
Il giorno dopo, il 2 marzo, abbiamo potuto godere un panorama stupendo e un’alba bellissima. Un sole splendente senza una nuvola. Ci siamo incamminati sul banco di neve verso la cascata di ghiaccio, che purtroppo da vicino non sembrava tanto stabile, per colpa delle temperature troppo alte degli ultimi giorni. Perciò abbiamo deciso di scalare la parete vicino con una difficoltà di WI 5+.
Da quel punto ci aspettava il tratto più difficile di tutta la nostra scalata: il corridoio ghiacciato. Ma già dal primo colpo con il piccone ci venne addosso un’immensità di ghiaccio. Troppo. Perciò decidemmo di passare di nuovo alla scalata su roccia. Dopo 15 metri finalmente abbiamo potuto fissare un chiodo. Già il fissaggio di un chiodo era un’impresa in difficoltà M8.

La nostra impresa continuò con qualche intoppo ad una clessidra troppo piccola e a qualche passaggio difficile. Dopo le due cordate più difficili abbiamo raggiunto un punto dove davanti a noi avevamo soltanto un labirinto di vie, canali e torri. Trovare la via migliore era quasi impossibile. Dopo ogni cordata speravamo di intravedere finalmente la cima.
Prima che diventasse buio finalmente abbiamo raggiunto la vetta, ma non avevamo molto tempo per godere panorama, perché dovevamo preparare un posto per bivaccare in parete.

Dal fatto che questa sosta non era calcolata ed avevamo già finito il gas la sera prima la nostra cena purtroppo era molto magra. Anche le nostre riserve di acqua non bastavano, ma dovevano bastarci per quella sera.
La mattina dopo siamo partiti prima dell’alba calandoci in corda doppia. Anche la discesa non era da meno. Scendendo per la gola sbagliata ad un certo punto ci siamo trovati sospesi nel vuoto, ma per fortuna una rocca vicino a noi ci ha dato la possibilità di procedere fino ad una cascata ghiacciata. Poco dopo abbiamo raggiunto l’attacco alla via normale.


Ripensando a questi giorni d’inizio marzo, sono stati giorni indimenticabili.
Impagabile la confidenza, il coraggio e l’amicizia che si è formata tra di noi. In due siamo arrivati ai nostri limiti, abbiamo superato noi stessi.
Questa via l’abbiamo voluta chiamare “Cold Fusion” e siamo molto fieri di aver potuto percorrerla.


“Cold Fusion”, 7-M8 WI 5+, 950m, 1.2.03.2012, Wolfgang Hell e Pavol Rajcan. Materiale: 9 chiodi (di cui 3 li abbiamo lasciati sulla via), set completo di friends, 8 fettucce, 8 chiodi da ghiaccio, 12 rinvii e 2x60 m di corda.
Grazie alle ditte Skylotec, Sportland e Mountain Spirit per il sostegno."

Wolfgang e Pavol

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